di Caterina Barone
Ha segnato una pietra miliare nel teatro di Marco Paolini, Il Milione, uno spettacolo che, nato nel 1997, ha al suo attivo un curriculum di tutto rispetto: pensato e creato in palcoscenico, presentato al cinema e distribuito in televisione e in libreria. Rimane negli annali la diretta televisiva trasmessa da Rai 2 dall'acqua dell'Arsenale il 10 settembre 1998.
Ora, a distanza di 25 anni dalla diretta televisiva e in occasione delle celebrazioni per i 700 anni di Marco Polo, in esclusiva al teatro Goldoni di Venezia Paolini porta in scena per il Teatro Stabile del Veneto Il Milione, il racconto del suo quaderno veneziano, da mercoledì 23 a domenica 27.
È una narrazione che attraversa tutta la storia della Serenissima, un intreccio di vicende antiche e contemporanee, e di strani personaggi di terra e di mare di ogni parte del mondo. Ci sono abusivi di terra e di mare, turisti di ogni parte del mondo, comitati antisfratti, «le beghine» di Venezia, più agguerrite di vecchi parà e maro', nel tentativo di dar dignità agli sforzi di chi ha deciso di continuare ad abitare nella città più scomoda d'Italia.
"Essere nostrani è un bel vantaggio, ammettetelo" afferma Paolini. "Condividere lingua, terra, storia ha un suo fascino esclusivo. lo scrivo in lingue foreste, lingue affini anche se non uguali a quelle dei padri. Uso queste lingue per raccontare storie di questa terra, terra di confini e vicinanze, di diffidenza e generosità, di business e d'ignoranza grossa».
Non è facile raccontare Venezia senza cadere nella banalità e negli stereotipi. Paolini ce la consegna nella sua diversità e nella sua unicità, in una fusione affascinante tra realtà e mito. Le sue parole creano una sinfonia di immagini e suoni: acque, voci, terra, mare, e insieme l'idea di una città viva, con le sue memorie e le sue amnesie, e una fisionomia unica al mondo. La voce che narra è quella di un uomo «di campagna», affascinato dal viaggio di Marco Polo, di cui ama, fin da bambino, l'approccio così rispettoso delle diversità. Se la Cina di Polo, infatti, è lontana e irraggiungibile e può essere solo raccontata, lo stesso vale per questa Venezia così vicina, prossima, persino domestica, che possiamo raggiungere ma difficilmente vedere per com'è in realtà.
Un viaggio dell'anima dove l'aedo di terraferma si muove in barca con un vogatore alla veneta, esperto, quest'ultimo, di pali, palafitte e di cose d'acqua. I due trascrivono storie e orizzonti: isole, paesi, mercati, caravanserragli, dall'isola lagunare alla Cina, passando per Mestre, Marghera e il Nord Est tutto, al di là della Tangenziale e della linea Maginot dei centri commerciali che separa Venezia dal resto del mondo.
«Una terra di gente presuntuosa, quella della laguna, che vorrebbe distinguere il mondo in nostrani e foresti, i nostrani tutti dentro e i foresti fuori, partendo dal presupposto che il peggiore dei nostrani è meglio del migliore dei foresti. Il Milione è dedicato a chi non ha paura di lottare perché questa retorica nostrana non trionfi; è un ponte fra nostrani e foresti, uomini che non si riconoscono per la patria d'origine, ma per quella d'adozione, per quella a cui han deciso di dedicare i loro sforzi, il loro lavoro. Il Milione è la storia di una città fatta su acqua edificabile, dei popoli che l'hanno abitata e, in modo controverso, costruita e modificata».
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