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Darwin, l’antieroe del pensiero scientifico: “Ha avuto il coraggio di cambiare idea”

di Mariarosa Gallo

Marco Paolini intreccia i travagli interiori del grande scienziato inglese con i temi del dibattito scientifico e sociale più attuali

"Darwin, Nevada" è lo spettacolo che andrà in scena al Bonci da giovedì a sabato e domenica alle 16: un progetto di Marco Paolini per la regia di Matthew Lenton, con Marco Paolini, Clara Bortolotti, Cecilia Fabris, Stefano Moretti, Stella Piccioni. La produzione è del Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, Teatro Stabile di Bolzano, ERT- Teatro Nazionale, Vanishing Point, Jolefilm, in collaborazione con La Fabbrica del Mondo.

Tra i più fervidi rappresentanti del teatro civile e di narrazione Marco Paolini, dopo il lavoro di approfondimento dedicato a Galileo Galilei (rappresentato anche a Cesena nel 2011), si interessa nuovamente ad una figura cardine del pensiero moderno per raccontare i travagli interiori e il lungo esitare di Darwin (metaforicamente tradotto sulla scena in un uovo, a lungo non deposto) nel comunicare al mondo la propria teoria sull’evoluzionismo. Crisi climatica, rapporto tra conoscenza e informazione, criticità del presente, riaffermano attraverso Paolini, l’importanza della voce della scienza. La messa in scena è ideata con la collaborazione del filosofo delle scienzeTelmo Pievani, del paleontologo Niles Eldredge e dello storico della scienza James Moore, tra i maggiori studiosi della vita e dell’opera del celebre naturalista inglese.

Marco Paolini, lei è il narratore della figura di Darwin. Cosa l’attrae del famoso scienziato?

"Mi interessa il suo non essere una figura forte, non icona pop da esibire sulle magliette, quanto piuttosto, molto simile ad un antieroe, dunque il personaggio giusto per un mito, che, uomo dell’800 ha una laicità di pensiero, e ha raccolto molto giovane un sfida: andare in giro per il mondo a studiare esseri viventi per trovare il supporto che sostenga il suo pensiero sul sistema di vita sulla terra. Mi piacciono i suoi tormenti, anche la sua inadeguatezza fisica; la modernità di Darwin è che pur appartenendo ad una comunità che lo ha educato ha il coraggio di cambiare idea".

Ma cosa ci fa in scena un camper in un paesino sperduto del Nevada di nome Darwin?

"E’ un’immagine che accompagna molto bene questa storia, un’ambientazione western, una scelta poetica ed estetica del regista Lenton col quale abbiamo lavorato mettendo insieme le suggestioni individuali. Un’azione scenica indipendente che ci lega all’oggi: una piccola storia fatta di sentimenti, di relazioni, punto d’incontro tra alcuni personaggi che, in uno scenario da interno familiare, si confrontano sulla crisi ecologica e sociale. Gente di adesso per trovare una relazione col Darwin di due secoli fa".

La vicenda ha uno sviluppo. "Come drammaturgo ho identificato un fatto realmente accaduto, il furto dei taccuini di Darwin avvenuto nel 2000 all’Università di Cambridge e restituiti 22 anni più tardi, con uno sempre di cronaca del 2023, un nubifragio che trasformò un posto desertico del Mojave ai margini del nulla in una palude. L’evento meteorologico mi supporta nella fiction: due giovani ragazze lì convenute per partecipare al Burning Man Festival, fuggendo a bordo del loro camper investono un uomo. Il mistero si infittisce e la vicenda di intrecci pure: (pare che lui si chiami Nevada e abbia con sé misteriosi taccuini. n.d.r)".

Sabato 8 marzo alle 18 nel foyer del Bonci, incontro con Marco Paolini e la compagnia, moderato da Emanuele Regi.

https://www.ilrestodelcarlino.it/cesena/cronaca/darwin-lantieroe-del-pensiero-scientifico-1c480073

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